Il mio primo salvataggio

Ciao, mi chiamo Simone, sono un Vigile del Fuoco discontinuo, un precario del soccorso, sarà questa mia natura, il desiderio di accrescere la mia professionalità, sarà anche che i Vigili del Fuoco chiamano sempre meno a lavorare in caserma, sta di fatto che l’anno scorso ho deciso di fare il corso da Assistente Bagnanti della Federazione Italiana Salvamento Acquatico.

La F.I.S.A. non la conoscono in tanti, anzi quasi nessuno, ma ho deciso di fare lo stesso il corso con loro, l’istruttore lo conosco bene, lavora anche lui con me in caserma, so che insegna con passione.

E’ stato un corso duro, molto interessante, ho imparato molto: molte cose che non ti immagineresti mai, altre che ti permettono di salvare la vita agli altri e altre che ti danno il modo di capire come portare sempre a casa la pelle.

Quest’anno ho fortunatamente trovato lavoro in uno stabilimento.

Sono solo pochi giorni che indosso la mia nuova divisa, quella bella maglia rossa che ci contraddistingue dai   semplici bagnanti.

Lo stabilimento ha la sua clientela fissa e presto conosci tutti.

Oggi il mare non è calmo, c’è una bella ondina.

E’ con facilità che si distinguo le secche dalle buche nel mare di fronte allo stabilimento.

Sul pennone sventola la bandiera rossa.

Sono le 15.20 circa e in spiaggia non c’è quasi nessuno.

Sotto gli ombrelli, sono arrivate da poco un paio di famiglie con i loro bambini, due ragazzini che hanno dai 6 e 10 anni.

Li ho già visti in acqua, se la cavano benino.

I bimbetti tutti eccitati vogliono fare il bagno.

Gli dico di stare lì sulla battigia e di stare attenti.

I genitori sono lì che li controllano, li guardano e scambiano due parole mentre fumano una sigaretta.

Passano diversi minuti, i due giocano sorridenti fra le onde.

Ho una sensazione strana, “addrizzo le antenne”!!!

In una frazione di secondo l’onda rapisce il più piccolo, lo cattura e lo porta via, il bimbo nuota, sbraccia, la corrente sembra che lo tiri giù.

In questo momento il cuore incomincia a battermi più forte, mi sale immediatamente addosso l’adrenalina.

Frii, Friii, Friiiii col mio fischietto.

La testa del ragazzino aveva già iniziato a fare su e giù come un sugherino da pesca quando abbocca il pesce.

Non ci penso su’ ..vado!

Mi tuffo!

E ora di mettere in pratica quello che ho imparato,  non è difficile, l’ho fatto e rifatto centinaia di volte al corso!

Lo raggiungo, lo afferro e lo tiro a me!

Poverino è terrorizzato e piange.

Si attacca al mio braccio e ci rimane avviluppato fin quando non lo consegno tra le braccia della mamma e del papà.

Ora è al sicuro!

Se lo prendono in braccio, lo stringono a se, lo coccolano e lo tranquillizzano.

Gli lascio qualche secondo per riprendersi, poi mi avvicino, gli sorrido e gli chiedo se sta bene.

E’ ancora un po’ spaventato ma mi risponde dicendomi di non aver bevuto…….. È un buon segno.

Lo saluto stringendogli la mano come si fa tra uomini veri.

I genitori mi ringraziano e mi fanno i complimenti…… io gli rispondo che sono li per quello.

Sono in imbarazzo ma sono contento, vedo che quello che Mirko e Chicco mi hanno insegnato ha dato i suoi frutti!

Sono soddisfatto! Ho fatto il mio primo salvataggio!

Sono fiero di questo e non appena finisco il turno prendo il cellulare e chiamo il mio istruttore per raccontargli tutto.

Lui come un padre mi risponde contento: “Bravo sono orgoglioso di te!”

Che bella giornata, non me la dimenticherò mai.

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