Mare assassino, troppe imprudenze



30 agosto 2011

LIVORNO. David Manfredini, 34 anni e livornese doc, ha imparato a non fidarsi troppo del suo mare. Un’esperienza capitata a un suo amico, l’anno scorso, gli ha fatto capire che, quando si ha a che fare con le onde e con la corrente, basta un’imprudenza per rischiare la pelle. «Glielo dicevo di non stendere l’asciugamano vicino al mare, ma ha fatto di testa sua. Così le onde l’hanno preso. Per fortuna se l’è cavata con un po’ di sbucciature».
La mareggiata del fine settimana è passata. Sul Romito il mare non è troppo agitato, anche se le onde di scaduta si infrangono sulle scogliere. E a fare il bagno, ieri, sono in pochi. «Un tuffo? Nemmeno per idea – sostiene David, steso sull’asciugamano su uno scoglio piatto a una decina di metri dall’acqua – e comunque se lo faccio è perché conosco bene questo mare».
All’ora di pranzo, mentre proseguono le ricerche di Matteo Maestri, ancora disperso nelle acque livornesi, in mare non c’è nessuno. Solo due giovani se ne stanno ritti sugli scogli scivolosi, indecisi se tuffarsi o meno. Stefano Iacovone, da 24 anni a Livorno, li guarda mentre è seduto ben lontano dal mare. «Su questi scogli ne ho viste di tutti i colori – racconta Stefano – e la lista delle imprudenze è lunga. C’è chi si butta quando ci sono onde alte metri. Chi se ne sta sugli scogli sul mare e finisce per essere travolto». Le regole da seguire sono poche, ma vanno rispettate. Almeno se si vogliono evitare brutte sorprese. «Quando ti butti in mare devi allontanarti dagli scogli – racconta Carlo, grondante dopo il bagno – poi bisogna conoscere i punti migliori per risalire».
Ma allora quali sono i bagnanti a rischio? In questo caso il coro è unanime: «Turisti italiani, ma soprattutto gli stranieri, i tedeschi in particolare». E la conferma arriva in diretta. Scavalcando la parete rocciosa si apre l’angolo di mare più esposto al vento e alle correnti. Cinque persone, un adulto, una ragazzina e tre bambini barcollano in piedi su una secca, proprio dove le onde sbattono in una specie di insenatura. «Italiani?». Rispondono a stento. «No, German». Hanno maschere e boccagli. Non si sa per veder cosa, visto che la risacca rende torbido il fondale. «Quando gli impedisco di fare il bagno mi guardano storto, ci sono abituato – spiega Luca Orlandini, bagnino sulla spiaggia degli Aranci (Castiglioncello) – qui a far paura è la corrente. Per fortuna quest’anno non è accaduto niente di grave, a parte una mamma tedesca che per poco, per un’onda, non perdeva la bimba che aveva in braccio».
Basta un attimo, una mancanza di attenzione e il mare mostra il volto più duro. E intervenire sulla costa livornese è complicato. «Livorno e Tirrenia non sono la stessa cosa – racconta Alessandro Aiello, caporeparto sommozzatori dei vigili del fuoco di Livorno – quando le condizioni del mare sono critiche anche i nostri uomini, allenati e ben equipaggiati, possono andare in difficoltà sul Romito. Se la persona che cade in mare non ha subito traumi e riesce a portarsi al largo il soccorso è gestibile, altrimenti le cose si complicano».
Gli scogli e le onde sono sempre in agguato. Ma il mare va maneggiato con cura anche dove c’è sabbia. «In una stagione estiva facciamo fino a 150 salvataggi, in media quasi due al giorno». Lo sostiene Enrico Nannini, responsabile del progetto Sarago che gestisce la sicurezza su 12 km di litorale a San Vincenzo. «Da noi il pericolo viene dalle buche e dalle correnti che trascinano al largo».


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