Precauzione e Salvataggio – Facciamo un ripasso ? Condividete? – Assistente Bagnanti – Bagnino –

Homines Deos accedunt

Hominibus dando salutem.

Salvando i loro simili
gli uomini si avvicinano agli Dei.


(Cicerone)

INDICE

 

  1. LA PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI IN PISCINA
  2. IL SALVATAGGIO
  3. L’ASSISTENTE BAGNANTI
  4. LA CATENA DELLA SOPRAVVIVENZA
  5. BASIC LIFE   SUPPORT (BLS)
  6. LE NORMATIVE PRINCIPALI
  7. ASPETTI   MEDICO-LEGALI DEL SOCCORSO
  8. CONCLUSIONI
  9. QUALCOSA E’ CAMBIATO

 

1. LA  PREVENZIONE  DEGLI    INCIDENTI  IN  PISCINA

La gran parte delle emergenze acquatiche nascono dal mancato rispetto delle opportune precauzioni da seguire prima e durante la balneazione. Inoltre, la maggioranza degli incidenti in acqua, in questo caso in piscina, sono dovuti a malori provocati da: congestione, condizione fisica inadeguata alle richieste, shock termico o indisposizione (5). È quindi utile osservare alcune semplici regole prima di immergersi:

  

  • Rispettare la regola dei 180 minuti di intervallo   tra il pasto e la prestazione fisica.
    Questo consiglio ha lo scopo di   prevenire malori durante una prestazione fisica.
    Prende fondamento dall’impossibilità,   per la circolazione sanguigna, di far fronte contemporaneamente e in modo   efficace a più richieste impegnative dell’organismo.
    Il nostro corpo   dispone di una precisa quantità di sangue che viene distribuita nei vari   distretti, in proporzione all’intensità dell’impegno di quel momento in   quel settore.
    Ne consegue che se si richiede un impegno gravoso a più   organi, uno di essi potrebbe non riuscire a ricevere tutto il sangue di   cui necessita e ne soffrirà, fino al punto di sospendere la funzione (2-4);
  • Evitare di   consumare pasti di difficile digestione;
  • Evitare la   consumazione veloce di bevande e pasti freddi;
  • Evitare   prolungati periodi di digiuno;
  • Non assumere   bevande alcoliche, in caso di assunzione di farmaci occorre chiedere il   preventivo parere al proprio medico soprattutto nel caso di assunzione di antistaminici   o psicofarmaci per le influenza sullo stato vigile;
  • Qualsiasi malore o indisposizione, spossatezza,   postumi limitanti di trauma, debbono sconsigliare una prestazione   natatoria, sia pure di medio impegno;
  • Non entrare   in acqua da soli.
    È inoltre utile avere un “compagno d’acqua” specialmente se ci si   immerge in gruppi numerosi;
  • Lo sbalzo termico determinato da una repentina   entrata in acqua attiva, nel nostro organismo, una reazione di difesa   tanto violenta da poter determinare un arresto cardio-circolatorio.
    E’   quindi importante, raffreddare il corpo con una doccia di acclimatazione   prima di immergersi: bagnarsi per circa 5 minuti, possibilmente con i   piedi in acqua, prima la testa, poi il resto del corpo.
2. IL  SALVATAGGIO
Può capitare di poter essere di aiuto a chi si trovi in difficoltà, pur non essendo degli esperti di salvataggio in acqua. Spesso, però, la buona conoscenza delle tecniche di nuoto non è una garanzia di successo, dovendo applicare particolari strategie e tecniche messe a punto proprio per ottenere il miglior risultato con la maggior sicurezza per il soccorritore e il pericolante. Uno dei fattori che le tecniche di salvataggio tengono in considerazione è la particolarità dell’ambiente (5). Nello specifico, in piscina un intervento di salvataggio generalmente non comporta particolari difficoltà, perché le dimensioni dello specchio d’acqua sono limitate. Assume particolare importanza, invece, la prevenzione e l’osservazione per rilevare situazioni anomale, soprattutto in presenza di affollamento e confusione. Un altro fattore da valutare per il buon risultato di un tentativo di salvataggio, è costituito dal comportamento dei protagonisti (5):
  • La   condizione psicologica del pericolante, può complicare enormemente le   azioni di salvataggio, o al contrario renderle abbastanza semplici;
  • Il   soccorritore, se conosce le tecniche di salvataggio, se è padrone di un’ottima   tecnica di nuoto, se è ben allenato e sa mantenere sufficiente lucidità,   corre molti meno rischi per la propria vita.

Da ultimo, è necessario avere le idee chiare sulla procedura da seguire: l’obiettivo è quello di portare in salvo se stessi e il pericolante. È utile, perciò, dedicare qualche attimo ad una analisi veloce e razionale della situazione, per valutare chiaramente cosa sia meglio fare.

 
  • L’ATTREZZATURA  DI    SALVATAGGIO

Per il soccorso in piscina, è bene allestire due postazioni di controllo, meglio se rialzate, poste sul lato lungo della vasca. Tali postazioni devono essere corredate da (2-4):
  • Due salvagente omologati con relativa sagola: si distinguono tra quelli di sostentamento e quelli a guinzaglio; devono essere omologati, come tutte le attrezzature di soccorso;
  • Asta di salvataggio: è un attrezzo di uso comune nelle piscine, costituita da una semplice pertica di legno o alluminio, dotata spesso di un anello per facilitarne la presa da parte del pericolante; è opportuno che sia lunga almeno oltre la metà del lato corto della vasca, per consentire di arrivare con facilità a prestare un appiglio sicuro al soggetto in difficoltà.
    Questo strumento consente di   non dover scendere in acqua ad ogni piccola difficoltà dell’utenza;
  • Cassetta di primo soccorso.
 
Va anche individuato, in mancanza di una vera e propria infermeria, un luogo asciutto ed areato dotato di lettino con piano rigido, cassetta medicinali, pallone Ambu, tavola spinale o barella, bombola di ossigeno e defibrillatore semiautomatico.

Il salvataggio diretto “a mani nude” è il più difficile e si deve attuare solo se non vi sono alternative. Ecco una serie di indicazioni tecniche che qualsiasi buon nuotatore può praticare con profitto e limitando i rischi (5-2):

  • Nell’avvicinamento nuotare con calma nella tecnica   meglio conosciuta, non perdendo mai di vista il pericolante;
  • Se è cosciente, tenersi a distanza e, parlando, farsi un’idea delle sue condizioni psicologiche e  solo se appare tranquillo avvicinarsi direttamente per attuare una qualsiasi manovra di trasporto o di sostegno;
  • Se si nutre il minimo dubbio che non riesca a controllare la sua paura, è meglio immergersi e aggirarlo da sott’acqua (questo ci darà un vantaggio anche nel caso avesse una corporatura robusta), per afferrarlo da dietro con due mani ai lati del capo, dietro le orecchie, e trainarlo a colpi di gambe rana;
  • Con un pericolante privo di conoscenza è molto importante fare presto, perché potrebbero essere necessarie manovre di rianimazione, dunque allertare subito il pronto soccorso (118), effettuare le manovre di salvataggio cercando i presidi e le strategie che consentano il miglior risultato nel minor tempo;
  • Se il pericolante è già in crisi di panico, un intervento diretto sarà molto pericoloso, perciò, è consigliabile fermarsi a distanza di sicurezza pronti a intervenire e intanto cercare di tranquillizzarlo.

Riguardo il modo di prendere contatto e trasportare un pericolante, esistono delle metodiche ben collaudate e degli accorgimenti tecnici che ogni Assistente Bagnanti (Bagnino) conosce e sa applicare al meglio: ciò fa parte del bagaglio tecnico acquisito nei corsi per il Brevetto di Assistente Bagnanti. Per i non addetti ai lavori sarà sufficiente (5-2):

  • Con pericolante che si agita, cercare di attuare una presa indiretta (piuttosto che la nostra mano, far afferrare qualcosa da noi trattenuto);
  • Avvicinarsi con prudenza, afferrare il capo o le due braccia (vicino ai gomiti), e nel caso si venisse afferrati, mantenersi lucidi e prima di sprecare energie per liberarsi, cercare di sfruttare la sua stessa presa per trasportarlo;
  • Se si teme per la propria vita, è consigliabile prendere aria e immergersi per farsi lasciare, quindi portarsi a distanza di sicurezza prima di intervenire. Premunirsi di un qualche sussidio al galleggiamento (salvagente) o facilitante il rientro (fune legata in vita con cui farci recuperare).

Bisogna sottolineare infine che tentare un salvataggio è utile soltanto se si ha una ragionevole sicurezza di poter raggiungere l’obiettivo minimo che è quello di salvare almeno la propria vita dopo aver operato tutto il possibile per trarre in salvo il pericolante.

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3. L’ASSISTENTE    BAGNANTI

L’assistente bagnanti è l’addetto alla sicurezza di chi frequenta piscine e stabilimenti balneari marini o lacuali. Le sue funzioni specifiche sono (5):

  • Regolare le attività di balneazione vegliando sul comportamento degli utenti;
  • Applicare e far rispettare le ordinanze della Capitaneria o il regolamento della piscina;
  • Verificare periodicamente la chimica delle acque nelle piscine e le condizioni igieniche dell’ambiente;
  • Prevenire gli incidenti in acqua con una sorveglianza attenta e intelligente; farvi fronte quando avvenuti, mettendo in atto quelle tecniche di salvataggio e di primo soccorso acquisite nel corso di formazione e periodicamente aggiornate;
  • Le competenze acquisite nel corso di formazione gli consentono di intervenire in modo adeguato per praticare il primo soccorso, anche in caso di asfissia e arresto cardiaco. Il suo lavoro richiede disponibilità per trattare con il pubblico, capacità di rimanere vigile anche quando (grazie alla sua azione preventiva) “non succede nulla”, ma anche di dar prova di tutta la sua determinazione e competenza nelle situazioni di emergenza.
  • Ha la gravosa responsabilità della sicurezza dei bagnanti: ne risponde in prima persona sia sotto l’aspetto civile che penale;
  • Ha il dovere di mantenere al meglio la forma fisica e l’abilità tecnica con costanti allenamenti e periodici corsi di aggiornamento tecnico.

4. LA  CATENA  DELLA  SOPRAVVIVENZA

La catena della sopravvivenza è quella sequenza di comportamenti che attuati in successione e con la dovuta competenza permettono di affrontare emergenze cardio-respiratorie senza essere un sanitario. I quattro anelli della catena sono:

  • Rapida attivazione del sistema di emergenza   sanitaria (118)
  • Basic Life Support
  • Defibrillazione precoce (AED)
  • Advanced Cardiac Life Support (attuabile solo in   struttura sanitaria attrezzata)
5. BASIC  LIFE    SUPPORT  (BLS)
Il BLS (6) è una tecnica di primo soccorso che può, in alcune circostanze, essere determinante per salvare la vita di un infortunato. Per paziente infortunato si intendono molte condizioni, da una persona priva di sensi (persona svenuta) o una persona con un blocco meccanico delle vie aeree (oggetti nella gola dei bambini, acqua nei soggetti che affogano), alla persona sottoposta a folgorazione elettrica oppure a politrauma della strada con fratture (spesso alle coste) ed infine al paziente in totale arresto cardiaco con temporaneo stato di coma.

La tecnica nota come BLS, che comprende la rianimazione cardio-polmonare, è compresa nella sequenza di supporto di base alle funzioni vitali.

Essendo i nostri possibili infortunati proprio le gestanti, è utile ricordare che il trattamento nei loro riguardi rispetto alla RCP sarà lo stesso che per un adulto normale. Ad esempio, un tempo si pensava che la RCP in una donna in gravidanza dovesse essere effettuata con la paziente posizionata in decubito laterale sinistro, praticando le compressioni non sullo sterno ma a lato della gabbia toracica, per non esporre a rischio il feto. Ora, è stato ribadito che le manovre rianimatorie, se eseguite correttamente, non compromettono la sopravvivenza del feto

  • FUNZIONE

Lo scopo di tale manovra è quello di mantenere l’ossigenazione del cervello e del cuore, insufflando artificialmente aria nei polmoni e provocando, per mezzo di spinte compressive sul torace, un minimo di circolazione del sangue. Il rischio principale collegato alla mancanza di soccorso in questi casi è il danno anossico cerebrale. Risulterà quindi di fondamentale importanza intervenire tempestivamente con la respirazione artificiale, meglio se evoluta, perché permette di fornire concentrazioni di ossigeno maggiori all’infortunato (con pallone auto-espandibile, bombola di ossigeno, soccorso avanzato), piuttosto che con la respirazione artificiale semplice (con la bocca). La respirazione artificiale dovrà poi essere seguita, se necessario, dalla rianimazione cardio-polmonare  (RCP).

  • PROCEDURA  DEL  BLS

La procedura di seguito descritta si basa sulle linee guide dell’European Resuscitation Council ed è pensata per essere eseguita da chiunque. Non richiede capacità mediche né l’utilizzo di particolari attrezzature: per questo è definito BLS laico.
La procedura che prevede l’utilizzo di presidi (pallone Ambu, cannula faringea, defibrillatore semi-automatico) è pensata per il personale medico-infermieristico e per i soccorritori certificati ed abilitati. Nel caso ci si trovasse nella situazione di dover applicare il BLS si consiglia fortemente, se si è a conoscenza di questa procedura, di intervenire. In caso di dubbi, sia sulla valutazione del paziente che sulle manovre da eseguire, l’unico riferimento è il 118, che ha sempre a disposizione dei medici per valutazioni telefoniche in casi di emergenza (6).

  • VALUTAZIONE  DELLA  SCENA

Prima di effettuare qualsiasi azione su un soggetto, il soccorritore deve accertarsi che la zona in cui agisce sia priva di pericoli. Se la zona è sicura, allora è possibile procedere con l’ABC della rianimazione cardio-polmonare.
La rianimazione viene praticata esclusivamente su un soggetto incosciente, che non risponde al richiamo verbale e agli stimoli tattili (per esempio, se scosso). Valutare se il soggetto è vittima di un malore oppure di un trauma; nel secondo caso non muovere il paziente e contattare immediatamente il 118.

Nel caso in cui, trovandosi di fronte alla vittima incosciente di un trauma, si debba obbligatoriamente intervenire (non c’è possibilità di chiamare soccorsi oppure si è preposti a questa funzione: es. assistente bagnanti, personale sanitario ecc.), bisogna sapere che il BLS avrà due procedimenti leggermente diversi a seconda che si tratti di malore o specificamente di trauma (come il trauma anche l’annegamento); perciò va detto che quando non si ha la possibilità di valutare con certezza la causa dell’evento (per es. non si era presenti e non ci sono né testimoni né segni evidenti di cosa possa essere avvenuto), bisogna agire considerando l’infortunato vittima di “trauma sospetto”, operando quindi appunto come se il trauma fosse realmente avvenuto (6).

  • VALUTAZIONE  DELLO  STATO  DI  COSCIENZA  DELL’INFORTUNATO

La valutazione dello stato di coscienza del soggetto è la capacità dello stesso di rispondere agli stimoli esterni.
La comunicazione con la persona deve avvenire sfruttando tutti i cinque sensi.
La persona deve essere scossa leggermente per le spalle e chiamata ad alta voce; le va presa anche la mano e va fatta richiesta di stringere quella del soccorritore.

Se non reagisce a nessuno di questi stimoli allora la persona è definita incosciente.
In questo caso va fatta immediata richiesta a chi ci sta vicino di chiamare il numero telefonico per le emergenze mediche (118 in Italia).
La perdita di coscienza, talora impropriamente denominata “svenimento”, è la scomparsa di consapevolezza della propria esistenza e degli oggetti esterni, avendo un’interruzione parziale o totale dello stato di vigilanza e della vita di relazione. In questo caso la RCP deve essere effettuata solo in caso di arresto cardio-respiratorio (2-4).

Per lipotimia si intende invece una sensazione improvvisa di debolezza che non comporta la totale perdita di coscienza.
È un fenomeno passeggero dovuto ad insufficiente temporaneo arrivo di ossigeno al cervello. Può dipendere da ipotensione, anemia, calore eccessivo, digiuno, fatica, prolungata stazione eretta. Solitamente si presenta con pallore, sudorazione fredda, perdita di equilibrio, polso debole e lento.

Essendo una situazione che può verificarsi più frequentemente delle altre, basterà stendere il paziente in posizione supina (o sul fianco sinistro nel caso di donna in gravidanza) con gli arti inferiori alzati di almeno 30 cm rispetto alla testa. La sincope, invece, è sempre una perdita di coscienza, improvvisa e totale, con alterazione o perdita della funzionalità respiratoria e cardiaca. La sincope è dovuta di solito a cause più gravi rispetto alla lipotimia (patologie cardiache o neurologiche). In questi casi, oltre a stendere l’infortunato in posizione supina con gli arti inferiori sollevati, sarà necessario controllare le funzioni vitali e iniziare, se necessario, la RCP (2-4).

  • PERDITA  DI    COSCIENZA  IN  ACQUA

Quando la perdita di coscienza avviene in acqua, è necessario stabilire se essa è avvenuta prima, contemporaneamente o dopo l’immersione in acqua. Nei primi due casi può essere dovuta a:
decesso per varie cause, idrocuzione (violenta stimolazione dei centri bulbari dovuta a traumi prima o durante l’entrata in acqua o in conseguenza di una rapida variazione termica), patologie cardiache, neurologiche, respiratorie o metaboliche, ipotensione o ipovolemia.
Solo nel decesso e nell’idrocuzione non vi è entrata d’acqua nei polmoni (arresto respiratorio), negli altri casi solitamente gli atti respiratori continuano. (2-4) Dopo il recupero della persona a bordo vasca, se è cosciente e tossisce, è sufficiente metterla sdraiata in posizione di sicurezza: se è presente acqua nei polmoni la persona riesce ad espellerla autonomamente.

Se, invece, l’infortunato è incosciente, bisogna iniziare subito con la respirazione artificiale, valutando successivamente la necessità della RCP.
In caso di annegamento le condizioni cliniche dipendono fondamentalmente dalla quantità e dalla qualità del liquido aspirato nei polmoni e dal grado di ipossia che ne deriva. In particolare, l’annegamento in acqua dolce, specialmente quella clorata delle piscine, danneggia gravemente gli alveoli polmonari, che si rompono e impediscono ulteriormente la possibilità di ossigenazione del sangue.
L’acqua dolce, inoltre, essendo ipotonica rispetto al sangue, passa in circolo per osmosi e provoca fenomeni di emodiluizione ed ipervolemia (2-4).

  • ATTIVAZIONE  DEL  SISTEMA  DI  SOCCORSO

Comunicare il proprio nome, un recapito telefonico, il luogo dell’incidente e le condizioni dell’infortunato (CHIAMARE IL 118)

  • ABC  DELLA  RIANIMAZIONE

La seconda fase del BLS consiste in una procedura che viene denominata ABC, dalle iniziali delle parole inglesi Airway, Breathing, Circulation (6-3).

AIRWAIS

Il corpo del paziente deve essere posizionato supino su un piano rigido, ad esempio su un tavolo o sul pavimento.
La testa e gli arti devono essere allineati con il corpo.
Il torace deve essere scoperto ed eventuali indumenti che stringono devono essere allentati poiché possono ostruire le vie respiratorie.

Il pericolo che corre una persona incosciente è l’ostruzione delle vie aeree: anche la stessa lingua può cadere all’indietro e impedire la respirazione, a causa della perdita di tonicità della muscolatura.
Prima di verificare la pervietà delle vie aeree e quindi l’assenza di oggetti che possano ostruire il passaggio dell’aria si effettua l’iperestensione della testa, proprio per evitare un auto-soffocamento per la caduta della lingua.
Per effettuare la manovra dell’iperestensione, va posta una mano sulla fronte, portata indietro la testa e porre due dita sotto il mento sollevandolo.

Il cavo orale deve quindi essere ispezionato tramite la “manovra a borsellino” che si effettua ruotando assieme l’indice e il pollice.
Se sono presenti oggetti che ostruiscono le vie respiratorie vanno rimossi con le mani oppure con pinze facendo attenzione a non spingere il corpo estraneo ancora più in profondità.
Se è presente acqua o altro liquido (per esempio dopo un annegamento) bisognerà inclinare lateralmente la testa dell’infortunato (tutto il corpo in più persone se c’è un sospetto trauma del rachide cervicale, per non muovere il collo) per permettere al liquido di fuoriuscire (6).

BREATHINGFile:Checking respiration.png

Dopo la fase di Airway è necessario controllare se l’infortunato respira.
La posizione ideale per farlo è accostare la guancia alla sua bocca (a circa 3-5 cm), osservando nel frattempo il torace, e poggiandovi eventualmente una mano. Questa manovra è detta “GAS” che sta per Guardo, Ascolto, Sento:

  1. Guardare il movimento del torace
  2. Ascoltare il respiro
  3. Sentire il flusso d’aria sulla guancia

Questa osservazione deve essere mantenuta per 10 secondi, contando ad alta voce, mantenendo la testa del paziente iperestesa. È necessario fare attenzione a non confondere ansimi e gorgoglii emessi in caso di arresto respiratorio con la respirazione normale (6)

CIRCULATION

Mentre si effettua la manovra GAS si deve valutare se sono presenti movimenti della persona, colpi di tosse, respiro, che sono segnali della presenza di attività circolatoria.
La manovra è definita “MOTORE” (MOvimenti, TOsse, REspiro). Oltre a queste due operazioni, è sempre consigliabile la ricerca del polso, preferibilmente carotideo, giacché permette la percezione di battito cardiaco anche ad una pressione arteriosa sistolica (massima) di 20-30 mmHg.

Comunque, poiché non è facile cercare il polso carotideo soprattutto se non si è esperti, la presenza di MOTORE, anche quando il polso carotideo non ci segnali attività cardiaca, è una prova certa che il cuore sta battendo. La ricerca di segni di circolo (MOTORE) non deve in nessun modo ritardare le operazioni di soccorso, per cui in caso di dubbio, si assume che l’attività cardiaca sia assente.
In assenza di MOTORE è indispensabile iniziare la rianimazione cardio-polmonare. Se si è da soli a soccorrere si chiama in questo momento il 118. Se i soccorsi sono stati già chiamati, è importante informare che c’è una persona in arresto cardiaco (6).

RIANIMAZIONE  CARDIO – POLMONARE


La procedura della rianimazione cardio-polmonare consiste in queste fasi (6-3):

  • Il paziente deve trovarsi su una superficie rigida (una superficie morbida o cedevole rende completamente inutili le compressioni).
  • Inginocchiarsi a fianco del torace.
  • Rimuovere, aprendo o tagliando se necessario, gli   abiti dell’infortunato.
  • Collocare le mani direttamente sopra lo sterno, una   sopra all’altra, al centro del petto.
    Per evitare di rompere le coste,   solo il palmo delle mani dovrebbe toccare il torace.
    Più in particolare, il punto di contatto dovrebbe essere l’eminenza palmare, ovvero la parte più inferiore e vicina al polso del palmo, che si presenta più dura e posta in asse con l’arto.
    Per facilitare questo contatto può essere utile   intrecciare le dita e sollevarle leggermente.
    Non applicare alcuna pressione sulla parte superiore dell’addome o sulla parte inferiore dello sterno (processo xifoideo).
  • Spostare il peso verso avanti, rimanendo sulle ginocchia, fino a che le spalle di chi sta per iniziare la rianimazione non sono direttamente sopra le sue mani.
  • Tenendo le braccia dritte, senza piegare i gomiti, muoversi su e giù con determinazione. La pressione sul torace deve provocare un movimento di circa 4-5 cm per ciascuna compressione.
    È   importante rilasciare completamente dopo ogni compressione.
    È assolutamente importante che durante tutto il periodo di compressione il palmo delle mani non si stacchi dal torace, generando un dannoso effetto di rimbalzo.
  • Il ritmo di compressione corretto è di circa 100 compressioni al minuto: per aiutarsi a raggiungere la velocità corretta, contare a voce alta man mano che si effettuano le compressioni.
  • Dopo ogni 30 compressioni, è necessario praticare 2 insufflazioni con la respirazione artificiale. La testa viene ruotata all’indietro, il soccorritore chiude il naso con una mano mentre estende la mandibola con l’altra per mantenere la bocca aperta.
    È fondamentale che durante le insufflazioni il capo rimanga iperesteso, giacché una scorretta posizione delle vie aeree espone la vittima al rischio che entri aria nello stomaco, provocando così facilmente rigurgito.
    La respirazione bocca a bocca comporta l‘insufflazione forzata di aria nel sistema respiratorio dell’infortunato, con l’ausilio di una mascherina o di un boccaglio.
    In caso di mancanza, un fazzoletto di cotone può essere impiegato per proteggere il soccorritore dal contatto diretto con la bocca dell’infortunato.
  • Ritornare dalla parte del torace e riposizionare le   mani nel modo corretto.
  • Ripetere il ciclo di 30:2 finché il paziente   riprende le sue funzioni normali.
  • Ogni due minuti va valutata la presenza di MOTORE;   se ancora assenti va ripresa la rianimazione cardio-polmonare.
    Se invece presenti (la vittima muove un braccio, tossisce, muove gli occhi, parla ecc.), bisogna procedere alla valutazione del respiro (GAS): se quindi la respirazione è presente, si potrà disporre la vittima in PLS (Posizione Laterale di Sicurezza), altrimenti si dovranno eseguire soltanto ventilazioni (10 al minuto), ricontrollando ogni 2 minuti GAS + MOTORE fino alla ripresa completa della respirazione.
  • La rianimazione deve sempre cominciare con le compressioni salvo nel caso in cui si tratti di trauma, annegamento o la vittima sia un bambino: in questi casi si comincerà con 5 insufflazioni, per poi proseguire normalmente con l’alternanza compressioni-insufflazioni.
    Questo avviene perché in caso di annegamento o trauma si presume che l’ossigeno presente nei polmoni dell’infortunato non sia in quantità sufficiente a garantire l’efficienza della circolazione sanguigna.

Un soccorritore può smettere il massaggio cardiaco quando:

  • Un medico (del 118 e quindi con competenze in   rianimazione) constata l’avvenuto decesso;
  • Arriva soccorso qualificato con attrezzatura più   efficace (es. defibrillatore);
  • È sfinito e non ha più forze (anche se in questo caso in genere si chiedono i cambi, che dovranno avvenire a metà delle 30 compressioni, in maniera tale da non interrompere il ciclo compressioni – insufflazioni).

POSIZIONE  LATERALE  DI  SICUREZZA

 

Se la respirazione torna ad essere presente, ma il paziente è ancora in stato di incoscienza e non si suppone un trauma, esso va posizionato in posizione laterale di sicurezza. Per far ciò bisogna flettere un ginocchio e portare il piede della medesima gamba sotto il ginocchio della gamba opposta. Bisogna far scivolare il braccio opposto alla gamba flessa sul terreno finché non sia perpendicolare al tronco.

L’altro braccio va posto sul torace, in modo che la mano passi sul lato del collo. Successivamente il soccorritore deve porsi sul fianco che non presenta il braccio esteso esternamente, infilare il proprio braccio fra l’arco formato dalle gambe del paziente e con l’altro afferrare la testa. Facendo leva sulle ginocchia, bisogna far rotolare delicatamente il paziente sul fianco del braccio esterno, accompagnando il movimento della testa.

La testa va poi iperestesa e mantenuta in tale posizione sistemando sotto la guancia la mano del braccio che non tocca terra. Questa posizione ha lo scopo di mantenere le vie aeree pervie ed evitare che improvvisi getti di vomito occludano la cavità respiratoria ed entrino nei polmoni, danneggiandone l’integrità. Con la posizione laterale di sicurezza ogni liquido emesso viene espulso fuori dal corpo (6).

BLS  NEI  NEONATI

Il metodo per la BLS nei bambini da 12 mesi a 8 anni è analogo a quello utilizzato per gli adulti.
Ci sono tuttavia delle differenze, che tengono conto della minore capacità polmonare dei bambini e del loro ritmo di respirazione più veloce.
Inoltre, è necessario ricordare che le compressioni devono essere meno profonde di quanto non è necessario negli adulti. Si comincia sempre con 5 insufflazioni, prima di procedere al massaggio cardiaco.
Viene raccomandato un rapporto di 15:2 tra compressioni e insufflazioni, 30:2 in caso si é da soli con difficoltà di cambio posizione compressione – ventilazione. A seconda della corpulenza del bambino, si potranno effettuare compressioni con entrambi gli arti, un arto solo, o anche soltanto due dita (neonati).
In ultimo va ricordato che, dal momento che nei bambini la normale frequenza cardiaca è più elevata che negli adulti, in presenza di un bambino che presenti attività circolatoria con frequenza cardiaca inferiore a 60 puls./min bisognerà comportarsi come in caso di arresto cardiaco (6)

6. LE  NORMATIVE  PRINCIPALI
La normativa vigente prevede l’obbligatoria presenza di almeno un ASSISTENTE BAGNANTI o BAGNINO DI SALVATAGGIO ( con brevetto rilasciato da FIN, FISA o SNS)  in ogni piscina, stabilimento balneare o impianto natatorio accessibili al pubblico:
  • dalla   Circolare n.16 del 15 febbraio 1951 del MINISTERO DELL’INTERNO
    oggetto: Norme di sicurezza per la costruzione, l’esercizio e la vigilanza delle piscine natatorie. Art.110 “Il servizio di salvataggio deve essere disimpegnato da almeno due bagnini all’uopo abilitati dalla Federazione Italiana Nuoto. N.B. Brevetto di Assistente bagnanti”.
  • dalla Circ.   n. 10.1566/12010 Roma 2 settembre 1959 del MINISTERO DELL’INTERNO
    oggetto: Sorveglianza balneare – Stabilimenti istallati lungo le acque   interne.
    …questo Ministero reputa necessario che… venga in aggiunta fatto obbligo, … , ai gestori di stabilimenti balneari in questione che per ogni stabilimento comunque funzionante sia sempre assicurata la presenza di un numero idoneo di “nuotatori di salvataggio” all’uopo abilitati dalla Sez. Salvamento della F.I.N.
  • dalla Circ.   n.35 serie II del MINISTERO DELLA MARINA MERCANTILE
    oggetto: Riconoscimento del brevetto di Assistente bagnanti rilasciato dalla F.I.N. sez. Salvamento… Questo Ministero, considerata la serietà d’intenti del predetto organo sportivo, la sua accertata ottima qualificazione all’addestramento degli aspiranti al conseguimento del titolo professionale di cui trattasi, nonché la perfetta rispondenza, sul piano tecnico, dei relativi programmi e prove d’esame alle prescritte garanzie di sicurezza, dispone che, in analogia con quanto stabilito dalle vigenti disposizioni … omissis … anche il brevetto di Assistente bagnanti rilasciato dalla F.I.N. sez. Salvamento sia riconosciuto come titolo valido e sufficiente a disimpegnare l’attività di bagnino di salvataggio nell’ambito di tutti gli stabilimenti balneari marini.
7. ASPETTI  MEDICO – LEGALI  DEL  SOCCORSO

Prestare soccorso è un dovere del cittadino, tanto più se è un medico.
Ma vi sono norme e problematiche di legge correlate con il pronto soccorso ed il primo soccorso. Qui di seguito sono riportati gli aspetti medico-legali di base (1).

  • PRONTO  SOCCORSO E PRIMO  SOCCORSO

Il Pronto Soccorso è un insieme di attività sanitarie complesse che hanno come obiettivo il trattamento di emergenza di uno stato patologico insorto improvvisamente. Generalmente tali manovre sono di pertinenza sanitaria. Con il termine “Primo Soccorso” si intendono le manovre di assistenza di base (chiamata al 118, massaggio cardiaco, respirazione bocca a bocca) finalizzate al miglioramento delle condizioni cliniche della persona colta da malore e alla prevenzione delle complicanze; non vengono utilizzati farmaci o dispositivi medici. Il soccorso è un obbligo: morale, medico-legale e deontologico (1)

  • OMISSIONE  DI  SOCCORSO

Art. 593 del Codice Penale

Commette tale reato: “Chiunque trovando […] un corpo umano che sia o sembri inanimato, ovvero una persona ferita o altrimenti in pericolo, omette di prestare l’assistenza occorrente o di darne avviso alla autorità”.

Le sanzioni penali (l. 72/2003) sono: Reclusione fino a 1 anno o multa fino a 2500 euro.

  • Se dall’omissione del soccorso deriva una lesione personale,   la pena è aumentata.
  • In caso di morte la pena è raddoppiata.

Art. 54 del Codice Penale  (Stato di necessità)

“Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo.
Questa disposizione non si attua a chi ha un particolare dovere giuridico di esporsi al pericolo”.

L’unica eccezione all’obbligo del soccorso è costituita dalle cause di forza maggiore, cioè avvenimenti esterni naturali, inevitabili ed irresistibili, quali grave malattia del soccorritore, ostacoli fisici al raggiungimento della persona da soccorrere, soccorso in condizioni di reale e consistente pericolo. Se sussistono tali circostanze, il soccorritore volontario non sanitario può astenersi dal prestare il soccorso se la situazione può mettere a repentaglio la propria vita o sicurezza.

Al contrario, il soccorritore sanitario, avendo “un particolare dovere giuridico ad esporsi al pericolo” anche al di fuori della propria attività lavorativa, non può esimersi dal soccorso. L’omissione di soccorso non è assolutamente giustificata dalla mancanza di specializzazione inerente la patologia della persona da soccorrere o dall’essere sprovvisto dell’attrezzatura adatta (1).

Art.7 del Codice Deontologico

“Il medico indipendentemente dalla sua abituale attività non può mai rifiutarsi di prestare soccorso o cure d’urgenza e deve tempestivamente attivarsi per assicurare ogni specifica e adeguata assistenza”

  • OMISSIONE  DELLA  RESPIRAZIONE  BOCCA  A  BOCCA

La riluttanza del soccorritore ed il timore di contrarre malattie sono le principali cause di tale omissione. In un’indagine su 1000 soccorritori BLS laici, solo il 15% ha dichiarato di essere disponibile ad eseguire la ventilazione bocca a bocca a sconosciuti.
La bassa probabilità di contrarre malattie, la conoscenza della letteratura in merito, l’obbligo del medico ad esporsi al pericolo, impongono al medico l’attuazione di tutte le manovre che possono contribuire a migliorare la prognosi della vittima (1).

  • CONSEGUENZE  TRAUMATICHE  DEL  SOCCORSO

Nel caso dell’Arresto Cardiaco, la proporzionalità tra fatto e pericolo è rappresentata dalle possibili complicazioni della RCP (es. fratture costali) rispetto al reale pericolo della progressione da morte clinica a biologica. In questo caso, quindi lo stato di necessità trasforma il fatto “aver fratturato le coste” da reato a non reato (Art. 54 CP) (1).
  • QUANDO  INTERROMPERE  LA  RCP

Il soccorritore volontario non medico, espletato l’obbligo di denuncia all’autorità (118), se è in grado, inizia le elementari manovre di primo soccorso e le continua fino all’esaurimento fisico o all’arrivo dei soccorsi sanitari, non avendo le capacità per constatare il decesso.

Per quanto riguarda il medico, le indicazioni della letteratura scientifica non indicano un tempo minimo di RCP, in quanto sono troppe le variabili che possono condizionare l’esito: temperatura ambientale, ritmo presente all’esordio dell’arresto, determinazione sicura del tempo intercorso fra la comparsa dell’arresto e l’inizio della RCP (1).

  • LA  DEFIBRILLAZIONE    ELETTRICA  CARDIACA

La defibrillazione manuale è un atto medico non delegabile, non compreso nel mansionario infermieristico, in quanto necessita di peculiari conoscenze di pertinenza esclusivamente medica.

Al contrario la defibrillazione cardiaca semi-automatica, in quanto si sostituisce all’operatore nella diagnosi del ritmo cardiaco, è attuabile anche dagli infermieri e dal personale laico, adeguatamente addestrato.
Legge 120 del 2 aprile 2001: Uso del Defibrillatore Cardiaco Semiautomatico in ambiente extraospedaliero (1):

  • Art. 1 “È consentito l’uso del Defibrillatore semiautomatico in sede extraospedaliera anche al personale sanitario non medico, nonché al personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardio-polmonare”.
  • Art. 2 “Le regioni e le province autonome disciplinano il rilascio da parte delle ASL e delle AO dell’autorizzazione all’utilizzo extraospedaliero dei Defibrillatori da parte del personale di cui al comma 1, nell’ambito del sistema 118 competente per territorio o laddove non ancora attivato, sotto la responsabilità della ASL o AO sulla base dei criteri indicati dalle linee guida adottate dal Ministro della Sanità, con proprio decreto, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge”.
  • Legge 69 del 15 marzo 2004: modifica il comma 1 dell’Art 1 della legge 120, estendendo l’uso del AED alla sede intraospedaliera.
  • Gazzetta Uff. n. 71 del 26/3/2003, riporta l’accordo fra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, inerenti le linee guida per il rilascio dell’autorizzazione all’utilizzo extraospedaliero dei defibrillatori semi-automatici. Il testo riporta: “… l’operatore che somministra lo shock elettrico con il defibrillatore semiautomatico è responsabile non della corretta indicazione alla defibrillazione, che è decisa dall’apparecchio, ma della esecuzione di questa manovra in condizioni di sicurezza…”.

Prima dell’approvazione di questa legge ad es. l’Assistente Bagnanti, anche disponendo di un AED e conoscendone l’uso, non avrebbe potuto praticare la defibrillazione.
Ciò era consentito solo al personale sanitario qualificato e legalmente abilitato a farlo: prendere la decisione di sottoporre a defibrillazione, prevede il possesso delle conoscenze indispensabili per capire inequivocabilmente che questa sia effettivamente l’azione necessaria da attuare.
Ovvio che esista ancora la criticità di questa scelta, ma nei moderni defibrillatori (quelli ai quali la nuova legge si riferisce) la macchina stessa, con un software sofisticato, può verificare la situazione di necessità e l’utilità dell’intervento.
Essa, dopo averne diagnosticato la necessità, la comunica all’operatore che dovrà solo essere in grado di manovrare la macchina stessa.
Risulta abbastanza chiaro che: avendo una cultura media, conoscendo i meccanismi e le manovre della RCP (cosa che attualmente si verifica in tutti gli AB), disponendo di un AED e avendone imparato (con apposito corso abilitante) le manovre di utilizzo, si aggiunge il terzo anello alle procedure di primo soccorso attivabili immediatamente sul luogo dell’incidente (1).

8. CONCLUSIONI

Alla luce di questa analisi, ritengo che sia indispensabile lavorare sempre in sicurezza, per garantire un ambiente idoneo a tutela degli utenti e dei professionisti che lavorano. La presenza di un assistente bagnanti adeguatamente formato, di attrezzature specifiche per il salvataggio e per il primo soccorso sono le basi per una corretta gestione di un corso che si svolga in qualunque struttura natatoria. Inoltre, considero essenziale che tutti professionisti che svolgono la loro attività di preparazione al parto in piscina, oltre ad essere estremamente competenti in campo ostetrico, devono anche dimostrarsi istruiti sulle tecniche di salvataggio e primo soccorso. In questo modo, lo stesso operatore sarà in grado di prevenire gli incidenti e affrontare rapidamente una situazione di emergenza.
BIBLIOGRAFIA
  • (1)  Altamura G. , Arresto cardiaco e rianimazione cardiopolmonare, a cura di U.O.C. Cardiologia – UTIC Ospedale San Giacomo – Roma,  INSIEME PER IL CUORE Ospedale San Giacomo – Roma, Ordine Provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri.
  • (2)  Angelini F., Ferretti I., Gori G., Manganello G., Sciammarella S. (F.I.N. Federazione Italiana Nuoto, Sezione Salvamento), Tecniche di Salvamento – Manuale per Assistenti Bagnanti. Vimercate (MI), 2003.
  • (3)  Bonifazi M., Felici A., Saccucci M., Sandroni C. (F.I.N. Federazione Italiana Nuoto, Sezione Salvamento), Protocolli di rianimazione adulto e pediatrico per Assistenti Bagnanti. Roma, 2006.
  • (4)  Marugo L. (F.I.N. Federazione Italiana Nuoto, Sezione Salvamento), Primo Soccorso Rianimazione, Igiene: Manuale per Assistenti Bagnanti. Roma, 2003/2004.

Siti internet consultati  (Accessed January 8, 2008):

(5)     www.ilsalvamento.it

(6)     http://it.wikipedia.org/wiki/Rianimazioneˍcardiopolmonare

(7)     http://it.wikipedia.org/wiki/Nuotoˍperˍsalvamento

fonte: http://www.universitadellacqua.it/

9. QUALCOSA E’ CAMBIATO

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