Sulle spiagge italiane mancano i bagnini Crisi di un’icona estiva

” Ogni tanto escono con questi articoli, in cui a prima vista sembrerebbe che mancano bagnini e quindi è un lavoro molto ricercato, un invito a brevettarsi  per poi combattere per un posto di lavoro!”

” Secondo noi, se capisci meglio, ti rendi conto che ci vorrebbero molti più bagnini a coprire quelle migliaia di km di spiagge che non sono coperte da questo servizio e che probabilmente mai lo saranno!!!

Voi cosa ne pensate? ”  LGI

—————————- articolo originale ————————————————-

I tuttofare dei bagni, tra salvataggi e flirt. Stando alle stime mancherebbero all’appello due addetti al salvataggio su tre

«Bagnino! Bagninooooo…!». C’è sempre un momento nelle cine-commedie estive all’italiana in cui risuona questo insistito richiamo. Con il destinatario quasi sempre latitante per giusta causa, tipo acchiappare il turbolento barboncino dell’affezionata cliente piuttosto che cambiare ombrellone alla famiglia di laziali catapultata in mezzo a due di romanisti. Personaggio strategico nella fiction quanto cruciale nella realtà e giustamente entrato per tanti motivi nella storia del costume.

 

Il problema è che oggi il bagnino si vede davvero sempre meno e non per esigenze di copione cinematografico. Una latitanza figlia della crisi o per mancanza di vocazione? E l’antico orgoglio di governare la stessa spiaggia/stesso mare, per dirlo in musica?
«La nostra è una missione – raccontava filosoficamente all’ultimo premio-record ritirato, Pio Schiano, classe 1919, storico nume acquatico sulla sabbia di Torvajanica – perché dobbiamo saper sorridere, ascoltare, risolvere, vedere e saper tacere».

Insomma ecco il bagnino secondo Pio: una sorta di maggiordomo irreprensibile ma alla buona, che (quando ci vuole) non disdegna il ghiacciolo. Una specie da proteggere.
Eppure già all’inizio dell’estate in tanti stabilimenti balneari si sono annunciati, causa vacanze generalmente ridimensionate, tagli nell’organico stagionale. Poi si è parlato del progressivo invecchiamento della categoria, nei guai per non potersene andare in pensione secondo i progetti. Infine nelle ultime ore, proprio prima dell’approccio al top ferragostano, partono appelli e segnalazioni sulla mancanza di personale che potrebbero rendere insicuro tuffarsi in acqua.

Così dalla Sicilia estrema di Scicli e dintorni, tanto cara a Elio Vittorini, come sul lago di Garda o come sul litorale domizio-flegreo, dove tra lidi abusivi e aree non presidiate mancherebbero due bagnini su tre. In quanto a Lotzorai (Sardegna), dove è annegata una bambina di otto anni si guarda sconcertati al cartello che avvisava «balneazione non sicura per mancanza di sistema di salvataggio».

Certo c’è differenza fra spiagge pubbliche dove il compito è esclusivamente di soccorso e quelle private dove il bagnino, rigorosamente in canottiera molto prima che la rinverdisse Umberto Bossi, s’è sempre occupato in senso lato della comunità spaparanzata sotto gli ombrelloni.
Una tutela senza eccezioni che ha contribuito a costruire la leggenda del bagnino latin lover come capitolo essenziale di vacanza italiana, al pari della pizza Margherita e del gelato con l’onda. Alcuni di questi, identificati soltanto con un soprannome, sono entrati direttamente nel mito. È il caso, sul fronte adriatico, del Zanza, uomo particolarmente interessato alle tematiche scandinave e accreditato di duecento conquiste nordiche per stagione o come il discretissimo Silens, innumerevoli tacche ma poche parole.

Mentre in Versilia c’è chi ancora magnifica gli ideali trofei conquistati da un certo Ribot (l’appellativo di un puledro fuoriclasse dice tutto) o del baffuto Attila e anche qui non occorre aggiungere altro.

Fenomeno prettamente italiano? Diciamo che sulle nostre coste si è sviluppato bene anche prima che Renato Salvatori, da vero bagnino prima di fare l’attore, ne interpretasse uno in Poveri ma belli . Non sottovalutiamo però anche il carattere internazionale del ruolo se è vero che nel 1967 come protagonista di Miliardario ma bagnino viene chiamato Elvis Presley, non uno qualunque e che i curricula giovanili di Ronald Reagan e Sean Connery raccontano di come abbiano aperto ombrelloni e consegnato asciugamani in quantità. Per non parlare del successo globale della serie Baywatch, magari troppo californiana per il nostro gusto al Sapore di sale .

Qualche statistica schizzinosa osserva che la nuova generazione di bagnini, fisicamente spesso cloni dei calciatori, ancorché professionali nell’accudire le famiglie con creme, pinne e occhiali, siano più narcisi che conquistador. Ma poco importa: l’importante è che alla chiamata rispondano.

fonte: http://www.corriere.it

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